Terrorismo, anche in Sicilia lo stato di allerta

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Di Carlo Barbagallo

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Dopo gli ultimi attentati di Bruxelles, dopo che si è diffuso il timore di ulteriori azioni terroristiche jihadiste negli altri Paesi europei ancora non colpite dalla ferocia del Califfato nero, lo stato di allerta è approdato anche in Sicilia, ed è “visibile” in alcuni obbiettivi considerati sensibili, come aeroporti e porti. Da Palermo a Catania misure di sicurezza che, ovviamente, hanno finito con il provocare rallentamenti nei flussi aeroportuali, e inevitabile confusione, considerando soprattutto che siamo nelle giornate delle festività pasquali. All’aeroporto di Catania Fontanarossa le rampe d’accesso che conducono agli ingressi “partenze” sono transennate, i veicoli controllati, accede all’interno dell’aerostazione solo chi è munito di biglietto cartaceo o con carta d’imbarco anche elettronica, la rampa Partenze è chiusa pure per le navette dei parcheggi privati, degli hotel e dei tour operator che possono caricare e scaricare i propri passeggeri negli stalli dedicati agli Ncc e limitrofi all’area manutenzione della Sac, la società di gestione dello scalo. Nelle aree dell’Aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo è stato potenziato il pattugliamento con unità cinofile, nell’ambito dei controlli interni sui viaggiatori che transitano dallo scalo aereo, rafforzato il controllo delle aree esterne anche qui con pattugliamento incrementato da unità cinofile. È stata ipotizzata l’installazione di Metal detector fuori dallo scalo. Fabio Giambrone, presidente della Gesap che gestisce Punta Raisi ha dichiarato “Pronti ad adeguarci alla direttiva ma bisognerà rivedere il tipo di controlli. Il costo di ogni impianto è di circa centomila euro…”. Misure preventive anche per il porto di Catania: auto controllate una ad una e targhe fotografate. Cosimo Indaco, commissario straordinario del porto etneo (l’Autorità Portuale, come è noto, è stata “trasferita come circoscrizione della Sicilia Orientale ad Augusta), tiene a sottolineare che “Da tempo c’è un piano di sicurezza tra le varie forze dell’ordine – spiega – e l’Autorità portuale si è sempre messa a disposizione. È chiaro che, oggi, la situazione è da tenere maggiormente sotto controllo e che quello etneo è un territorio molto esposto. La Sicilia orientale è interessata dalle rotte verso la Turchia, la Siria, la Libia. E’ il primo approdo ed è punto di confine, per cui l’attenzione è alta”.

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In realtà è la parte a sud del territorio etneo che è da considerare “target sensibile” a causa delle importanti installazioni militari, con insediamenti “fissi” statunitensi, da Sigonella (con la presenza dei gruppi di droni USA Global Hakws e Predator USA) a Niscemi (con i “contestati” impianti di comunicazione satellitari del MUOS).

C’è da dire che la “guerra” che il Califfato nero ha dichiarato all’Europa è volta a colpire obbiettivi civili e non militari, una guerra basata sul terrore tendente a impressionare psicologicamente le collettività, tendente a creare un clima di paura perché, come si è visto a Parigi e a Bruxelles, è la gente comune che finisce con il pagare un conto atroce.

terSono giornate estremamente delicate quelle che si vivono, anche perché le notizie che vengono diffuse creano allarme, più che timore: l’informazione che ci sono quattrocento terroristi in giro per i Paesi d’Europa (fino ad ora indisturbati in quanto non “individuati) non rassicura di certo: 400 individui considerati “combattenti” contro i “crociati” europei, addestrati e inviati in Europa per “attaccare” il Continente, ora preoccupano i governi che sanno che si tratta di cellule interconnesse come quelle di Parigi e Bruxelles con l’ordine di scegliere i luoghi, i tempi e i metodi delle loro farneticanti azioni. La notizia è stata diffusa dall’Associated Press che l’ha appresa da fonti delle sicurezza europee ed irachene. L’Associated Press precisa che questi terroristi sarebbero sparsi tra Germania, Gran Bretagna, Italia, Danimarca e Svezia.

Una Pasqua all’insegna della paura? È lo scopo primario che gli jihadisti portano avanti auspicando di creare un clima di totale destabilizzazione.

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